Page 10 - Bollettino di Numismatica - Materiali n. 75-2019
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Roma, Museo Nazionale Romano                                           Collezione di Vittorio Emanuele III

              Bollettino di Numismatica, Materiali 75 (2019)                                 M. Chimienti - G. B. Vigna




              Tadolini emerge inoltre che gli era corrisposta una quota per le “lustrature” dei conii, e cioè per le
              lucidature che si effettuavano sulla superficie piana di questi ultimi e servivano a eliminare graffi e
              altri difetti correlati a un loro uso prolungato .
                   Presso l’Archivio di Stato di Bologna si trova un volume manoscritto in cui Tadolini annotava
              i conii consegnati al Custode dei Conii : gli incisori della Zecca non potevano infatti trattenere i
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              conii ultimati che dovevano invece essere consegnati all’incaricato perché fossero chiusi a chiave
              nell’apposito armadio . Pur essendo previsto da lungo tempo, quello menzionato è l’unico registro
              rimasto in Zecca: per ogni conio consegnato è allegata un’impronta su cartone, corredata di inte-
              ressanti annotazioni .
                   Dopo la nomina Tadolini iniziò immediatamente il lavoro ed entro gennaio 1781 consegnò tre
              coppie di conii del baiocco di rame, con un dritto esclusivamente epigrafico (una corona d’alloro che
              circondava il nome del Pontefice con l’indicazione dell’anno di pontificato e del millesimo) diversa-
              mente da quelli di Balugani, che al dritto rappresentavano un giglio, simbolo araldico di Pio VI, con
              il millesimo in esergo; furono però utilizzati solo 3 anni dopo , secondo una procedura allora non
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              infrequente (l’anno rappresentava il criterio di ordine dei conii non delle emissioni) . Nel corso del
              1781 furono invece emessi mezzi baiocchi per i quali Tadolini approntò 6 coppie di conii; anche in
              tal caso il dritto era epigrafico, semplificando di molto il compito dell’incisore .
                   Sempre in quell’anno il Senato era riuscito a strappare al cardinale Boncompagni il consenso
              per l’emissione di un nuovo nominale, il paolo da 10 baiocchi, che ricordava le vecchie emissioni
              con la raffigurazione della Madonna col Bambino in braccio, molto cara al popolo bolognese  .
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              Tadolini cercò di copiare il più fedelmente possibile la figura della Madonna eseguita dal Quercia
              un secolo prima per la moneta da 10 bolognini, ossia la mezza lira di Alessandro VII . La prima
              coppia di conii fu consegnata il 3 giugno, ma dopo aver battuto 2 .000 monete il conio con la Ma-
              donna (senza corona) si ruppe  e ne fu eseguito uno nuovo consegnato dopo dodici giorni (con la
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              Madonna incoronata); il mese successivo fu incisa un’ulteriore coppia in cui la corona venne posta
              anche sul capo del Bambino . Nel corso del 1781 Tadolini produsse infine una coppia di conii per la
              doppia che eseguì modificando quelli fatti dal predecessore , portando complessivamente a undici
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              quelle consegnate  .
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                   Nel 1782 Pio VI soggiornò brevemente a Bologna, di ritorno da un viaggio compiuto a Vienna
              per incontrarsi con l’imperatore Giuseppe II . I senatori bolognesi, per festeggiare l’evento, stabilirono
              anche di far coniare una medaglia e alcune monete d’oro e d’argento . Scettici sulle capacità degli
              artisti locali, ed evidentemente di Tadolini , proposero di affidare l’incarico dapprima all’incisore
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              di  origine  svizzera  (ma  operante  a  Roma)  Giuseppe  Schwendimann   che  rifiutò,  poi  all’incisore
              della zecca di Venezia, che rispose di attendere il beneplacito governativo e, comunque, di neces-
              sitare di vari mesi di lavoro . Alla fine si rivolsero al bolognese Vincenzo Caponeri  che assicurava
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              la preparazione dei conii entro un mese . Oltre alla medaglia era stato stabilito di emettere, ma con
              minore urgenza, una serie di monete commemorative per le quali si pensò nuovamente di rivolgersi
              a Caponeri o Schwendimann . Quando Tadolini venne a conoscenza di tali progetti ne restò coster-
              nato e si rivolse direttamente al Cardinal Legato affermando che non era stato rispettato il contratto
              stipulato alla sua nomina : la situazione era scorretta e ledeva gravemente la sua professionalità  .
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              L’Assunteria   si  vide  allora  costretta a concedergli  almeno parte di quanto  chiedeva;  anche  egli,
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              dunque, preparò una medaglia commemorativa con tipi simili a quelli previsti per la medaglia di
              Caponeri (il busto del Pontefice e la personificazione della città di Bologna) ma essa risulta oggi
              molto rara e probabilmente venne battuta in pochi esemplari . Per quanto riguardò invece i quattro
              nominali che vennero coniati con data 1782, zecchino e testone furono fatti incidere a Schwendi-
              mann, il mezzo scudo a Tadolini, mentre per lo scudo furono cooptati sia Tadolini che Caponeri .
              A  vari artisti bolognesi si richiese un  parere  che guidasse la scelta del  conio  migliore ;  la loro
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