Page 6 - Bollettino di Numismatica - Materiali n. 75-2019
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Roma, Museo Nazionale Romano                                           Collezione di Vittorio Emanuele III

              Bollettino di Numismatica, Materiali 75 (2019)                                 M. Chimienti - G. B. Vigna




              gnese . Nel corso di un ventennio la sistemazione del Po e dei suoi affluenti, che contribuì a incre-
              mentare l’intera superficie agricola della Legazione bolognese di circa l’8%, impegnò circa un mi-
              lione di scudi romani, cifra enorme per quei tempi . Tra il dicembre 1777 e l’agosto 1785 fu Legato
              di Bologna e nella sua attività riformatrice concepì anche un piano organico di riforme economiche
              condiviso con Pio VI  e volto a migliorare le finanze pubbliche e a favorire le attività produttive (si
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              trattò di un elemento importante nel determinare la successiva scelta del Pontefice che nel 1785 lo
              nominò Segretario di Stato) . Due chirografi papali datati 25 ottobre e 7 novembre 1780 furono non
              solo ispirati dal Boncompagni, ma da quest’ultimo quasi “dettati”, e definirono un piano fondato su
              una riforma fiscale che prevedeva l’applicazione di imposte dirette sulla proprietà terriera , di […]
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              un esattissimo catasto con l’opera di periti agrimensori e agricoltori e con la misura effettiva e reale
              di tutte le terre  e il tentativo di sottrarre il controllo delle finanze e della truppa cittadina al Senato,
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              con l’evidente intenzione di eliminare l’ultimo baluardo di governo decentrato all’interno dello Stato
              ecclesiastico . Ciò condusse inesorabilmente allo scontro col Senato stesso i cui membri, apparte-
              nenti all’aristocrazia terriera, seppur divenendo i principali fruitori del potenziale incremento della
              produttività agricola dei latifondi, si opposero a tale riforma di stampo illuminista, colpevolizzando-
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              ne direttamente il Cardinale  .
                   Per attuare quanto progettato il Boncompagni trovò in Guido Antonio Zanetti , esperto in eco-
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              nomia monetaria, consulente di zecca e numismatico, un valido sostegno e con la sua collabora-
              zione risolse anche l’annoso problema di modificare il sistema monetario in vigore a Bologna per
              adattarlo a quello romano  . Il primo era ancora quello introdotto da Carlo Magno nell’VIII secolo,
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              impostato su denari, soldi (chiamati bolognini) da 12 denari e lire da 20 soldi; invece quello in uso
              a Roma era imperniato su quattrini, soldi (chiamati baiocchi) da 5 quattrini e scudi da 100 soldi .
              Sebbene il governo centrale di Roma spingesse in questa direzione, il Senato bolognese si era fino a
              quel momento sempre opposto annichilendo ogni tentativo , ma nel 1777 fu costretto a piegarsi . Per
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              i Bolognesi l’aspetto più disturbante della riforma fu il mutamento di valore del quattrino che passò
              da un sesto di soldo (quello tradizionalmente in vigore a Bologna sin dall’inizio del XV secolo) a un
              quinto di soldo, che dalla fine del XVI secolo era quello di Roma . L’intervento dello Zanetti nell’or-
              ganizzazione e nell’espletamento della manovra procurò nei suoi confronti un aspro risentimento
              dei senatori  i quali, alla morte del Boncompagni, sopravvenuta nel 1790, attuarono un’epurazione
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              dei suoi protetti; anch’egli, quantunque malato, venne sottoposto a inchiesta che probabilmente
              contribuì alla sua morte nel corso del 1791  .
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              La monetazione pontificia a Bologna negli anni 1775-1785
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                   Dopo l’ascesa al soglio pontificio di Pio VI la monetazione continuò inizialmente con i tipici
              nominali bolognesi . Nel corso dell’anno giubilare che lo vide eletto furono emessi scudi da 80
              bolognini; nei due anni successivi la Zecca rimase inattiva sino alla metà del 1777 . Incisore della
              zecca di Bologna nel 1775 era Filippo Balugani, anche se i risultati poco soddisfacenti ne avevano
              fatto rinviare la conferma in carica per ben 2 volte . Egli chiese all’Assunteria e al Senato di essere
              ammesso a una prova definitiva, avendo trovato un protettore che offriva un discreto quantitativo
              d’argento da monetare a condizione che fosse battuto con conii da lui incisi . Per questo motivo
              il 10 maggio di quell’anno l’Assunteria propose che Balugani preparasse i conii per battere degli
              scudi con lo stemma del nuovo Pontefice, mentre sarebbe stata completata l’emissione degli scudi
              disegnati da Tadolini  . Il Senato acconsentì e vennero preparati due conii di buon rilievo che però
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              riuscirono a imprimere adeguatamente le monete solo se i tondelli venivano prima arroventati e
              così ammorbiditi; era la conferma che il brutto aspetto delle monete dipendeva dall’inefficienza del
              torchio grande del Lelli, difettoso nonostante i tentativi di riparazione, mentre il torchio mezzano

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