Page 8 - Bollettino di Numismatica - Materiali n. 75-2019
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Roma, Museo Nazionale Romano                                           Collezione di Vittorio Emanuele III

              Bollettino di Numismatica, Materiali 75 (2019)                                 M. Chimienti - G. B. Vigna




              di da 100 baiocchi di tipo romano avvenne il 21 dicembre di quell’anno . Questi ultimi, relativi al
              III anno di pontificato, presentavano in parte l’armetta D’Aquino e in parte quella Boncompagni
              (v . Tab. B); vennero coniati con l’armetta Boncompagni anche nel 1778 (anno IIII) e nel 1780
              (anno VI) (v . Tab. C) . Continuò la produzione della lira e gli Assunti, forse per mancanza di fiducia
              nei confronti dell’incisore bolognese o per sondare nuove strade, ordinarono una coppia di conii
              per questo nominale anche alla zecca di Firenze (con millesimo 1778): purtroppo il rovescio si cre-
              pò durante la tempera e le monete così impresse risultano riconoscibili per l’ampia frattura creatasi
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              (oltre che per un diverso stile dell’impronta)  .
                   Nel dicembre del 1777 fu ordinato a Balugani di preparare nuovi conii per il mezzo scudo da
              50 baiocchi e questi eseguì un punzone nel quale la figura di san Petronio era simile a quella del
              vecchio scudo da 80 bolognini del 1775, con il Santo seduto sulle nubi: fu emesso il 5 febbraio 1778 .
              Sempre nel corso del 1778, durante il mese di marzo, vennero coniati i nuovi mezzi paoli: il loro
              nome venne cambiato in 5 baiocchi e il taglio passò da 260 a 249 per libbra per allinearli meglio alla
              monetazione romana; mantennero tuttavia la vecchia lega bolognese di dieci once d’argento per lib-
              bra, capace di rendere remunerative le relative emissioni per il risparmio sulle spese di raffinazione .
                   L’attività della Zecca procedeva a rilento, ma ciò non preoccupava il governo bolognese a cui
              premeva piuttosto di mantenere il diritto di battere moneta: si trattava di uno degli ultimi privilegi
              della città in difesa della propria storica autonomia . Tuttavia nell’estate 1777 il governo di Roma de-
              cise di ritirare le vecchie monete pontificie ed estere circolanti nello Stato, molte delle quali erano
              usurate o tosate (stronzate, come si diceva allora) : con il metallo ricavato si sarebbero dovuti coniare
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              grandi quantitativi di nuove monete sia a Roma che a Bologna . Ciò fu causa di apprensione tra gli
              amministratori della Zecca perché erano note le condizioni in cui versava l’officina monetaria, con
              macchine mal funzionanti e poco efficienti . Si prospettavano quindi abbondanti emissioni di moneta
              che sarebbero avvenute in perdita utilizzando la lega romana del 916‰  . Nonostante le proteste il
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              governo centrale fu inflessibile: concesse solo di recedere dal divieto di battere monete di rame e di
              mistura in modo che i guadagni di queste emissioni potessero rimediare alle inevitabili perdite . Il 24
              settembre ebbe inizio a Bologna l’importantissimo affare del ritiro delle monete, che venne effettuato
              in due trimestri distinti in rapporto alle diverse specie monetarie: l’operazione mostrò una felice riusci-
              ta in entrambi i periodi, terminando nell’aprile 1778 . La raccolta di paoli e testoni effettuata nel primo
              trimestre ammontò a 4 .968 libbre (1,8 tonnellate); nel secondo trimestre si raccolsero tutte le sorte di
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              monete logore e consumate, non ritirate nel primo trimestre  . Si trattò di una manovra impegnativa,
              finanziata dal Sacro Monte di Pietà, l’istituto creditizio che rappresentava nella città emiliana l’organo
              fondamentale per l’attuazione della politica economica governativa  . La Zecca dovette inoltre ammo-
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              dernarsi o quanto meno riparare i vecchi torchi monetari e dotarsi di una trafila rinnovata  .
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              Tabella B - Cardinali legati attivi a Bologna durante il pontificato di Pio VI (1775-1799)
                         Cardinal legato                Anni                Cardinal legato                Anni

                   Antonio Branciforte Colonna       1775-1777         Giovanni Andrea Archetti         1785-1795
                 Mariano D’Aquino (vicelegato)*      1776-1777          Ippolito Vincenti Mareri        1795-1796
                  Ignazio Boncompagni Ludovisi       1777-1785

                 * Tra la fine del 1776 e la fine del 1777 risulta in carica a Bologna il solo vicelegato D’Aquino, il cui stemma apparve anche
                 su parte degli scudi da 100 baiocchi coniati in quell’anno (i rimanenti presentano invece l’armetta Boncompagni Ludovisi) .
                   La riforma agì anche sulle monete di mistura, cioè le muraiole da 4 baiocchi, la cui emissio-
              ne riprese il 19 febbraio 1778, dopo un lungo periodo di sospensione; furono aumentate di peso
              passando da 120 a 104 pezzi per libbra e, in un primo tempo, assunsero anche l’aspetto di quelle

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