Page 10 - Bollettino di Numismatica Studi e Ricerche n. 4/2024
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Gabriella Angeli Bufalini
Presentazione
Per consistenza, pregio economico e aspetti disciplinari le raccolte numismatiche del
Museo Nazionale Romano hanno costituito fin dall’inizio, con la tradizionale denominazione
di Medagliere, un settore ampiamente autonomo nella conduzione scientifica, nelle operazioni
tecniche, nella dotazione di personale specialistico e di strumenti per lo studio e la conservazio-
ne di monete e medaglie. Secondo una consolidata consuetudine museale vi furono accorpate,
non solo per l’intrinseco valore ma anche per l’affinità dei caratteri artistici e delle tecniche
produttive, altre classi di oggetti: gioie, gemme, cammei.
Dall’anno di fondazione, nel 1889, e per tutta la prima metà del Novecento il Museo Nazio-
nale Romano si era sviluppato nel convento dei Certosini e nelle aule delle Terme di Dioclezia-
no, che lo comprendevano, per ospitare oggetti d’arte antica, materiali archeologici e documenti
epigrafici che si rinvenivano per lo più nella città di Roma, nel suburbio e in altre parti dell’Italia
centrale. Vi erano affluite inoltre intere raccolte di antichità e di interesse numismatico, queste
ultime da ogni parte d’Italia e da altri luoghi, anche di epoca medievale e moderna. L’intento
era stato di creare un nuovo grande museo di Roma, da affiancare alle collezioni pontificie e
capitoline per essere espressione della cura artistica nell’Italia unitaria e poi, in certa misura, del
nuovo impero; vi si erano così accolte simboliche testimonianze scultoree di altre regioni del
Mediterraneo, quali la ‘dea’ di Butrinto e la Venere di Cirene, e si erano mantenute nelle aule
delle Terme le riproduzioni, costruite mediante calchi in gesso per la grande mostra del 1913,
di monumenti delle province romane. L’ordinamento espositivo, nei limiti concessi dai vincoli
posti dagli spazi monumentali, rispondeva a criteri di classificazione tipologica, propri della
cultura positivista tardo ottocentesca e degli inizi del secolo nuovo.
Questo programma, mai del tutto attuato per penuria di investimenti, aveva comunque con-
segnato all’Italia un museo coerente con i tempi, che non si adeguava ai canoni del collezioni-
smo storico per essere in primo luogo sede di studio e di comunicazione scientifica. Il declino
iniziò subito dopo la seconda guerra mondiale per la prolungata assenza di manutenzioni e di
investimenti, la quale provocò il decadimento delle strutture monumentali, il crollo di tetti e
la chiusura al pubblico di interi settori, compreso il chiostro minore, ove si trovava esposta la
Collezione Ludovisi. Al tempo stesso la ricostruzione postbellica e l’urbanizzazione di ampie
zone agricole favorivano il rinvenimento e l’afflusso di un gran numero di opere d’arte e di
materiali archeologici trasformando gradualmente il Museo in un enorme deposito di antichità.
Anche il Medagliere ebbe un fortissimo incremento con la donazione di Vittorio Emanuele III
allo Stato italiano di gran parte della sua collezione numismatica; solo successivamente (1983)
questa sarebbe stata integrata con la parte mancante, le monete dei Savoia, per liberalità dei Sa-
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